Ecco i numeri del business dei coworking in Italia e nel mondo

Il coworking è una realtà in forte espansione che attrae investimenti su larga scala. Gli spazi del lavoro condiviso si stanno espandendo a macchia d’olio in tutto il mondo e il fenomeno dilaga anche in Italia. Per la sua natura flessibile, ne approfittano soprattutto le start-up che operano nell’ambito dell’innovazione, ma anche le grandi aziende cominciano a rivolgersi sempre più a questa nuova modalità di lavoro. Ecco tutti i dati del coworking in Italia e nel mondo.

Perché la gente sceglie il coworking in Italia?

Il coworking consiste nel lavorare insieme ad altri in uno spazio condiviso, mantenendo un’attività indipendente, con la possibilità di comunicare in maniera stimolante con persone che tipicamente non sono impiegate nella stessa organizzazione. Oltre all’irrinunciabile aspetto economico rappresentato dall’abbattimento dei costi di gestione, ciò che attrae del coworking è la possibilità di creare nuove opportunità di collaborazione e di business, con il valore aggiunto di poter sviluppare approcci interdisciplinari.

Secondo una ricerca condotta da Urban Cowo un coworking a Roma, che affitta spazi condivisi a freelance e aziende nel cuore della capitale, le motivazioni che spingono le persone a scegliere il coworking sono:

  • Flessibilità degli orari (86%);
  • Interazione con altre figure professionali (86%);
  • Condivisione della conoscenza (82%);
  • Possibilità di istituire collaborazioni (79%);
  • Basso costo dell’affitto rispetto agli uffici tradizionali (61%).

Per il 25% degli intervistati il problema principale è il rumore, difficoltà cui si può far fronte limitando il numero delle postazioni. I coworkers sono soprattutto freelance (53%) e piccoli imprenditori (39%), figure spesso in difficoltà perché appena entrate sul mercato.

I numeri del coworking nel mondo

Secondo i dati forniti dal Global Coworking Survey 2018 di Deskmag, la più recente indagine mondiale sul coworking, il numero di lavoratori degli spazi condivisi continua ad aumentare e si stima che, entro la fine dell’anno, saranno 1,7 milioni. Se i coworkers sono sempre di più, ad aumentare sono anche i luoghi in cui affittare una postazione i quali, secondo le previsioni, a fine anno, raggiungeranno quota 19 mila in tutto il mondo.

Il sondaggio Deskmag ha rivelato che due coworking su tre stanno progettando di ampliare i propri spazi di lavoro del 70%, mentre il 33% ha in programma l’apertura di una nuova sede. Ciò è dovuto al fatto che le aspettative per il futuro restano molto positive, sia sul fronte del numero dei lavoratori che dei profitti.

L’aumento dei coworkers sarà accompagnato da una maggiore fedeltà al proprio spazio condiviso (66%), un numero in aumento rispetto all’anno precedente, quando ad essere sicuri di non voler cambiare spazio era solo il 54% dei membri. Un’altra tendenza per il 2018 riguarda la partita della concorrenza, che si giocherà soprattutto sul campo delle relazioni e sulla creazione di una community.

Uno spaccato del coworking italiano

Il coworking in Italia ha visto una crescita costante nel tempo. A rivelarlo è un’indagine effettuata da GoDesk, spazio condiviso nato a Potenza per favorire lo sviluppo di strategie di business e innovazione. GoDesk ha lanciato il primo report italiano sul Coworking (Italian Coworking Survey 2018 o ICS2018) tra luglio e ottobre 2017. Al sondaggio hanno partecipato 107 spazi diversi, su un totale di 550 spazi operanti in tutta Italia.

Per farci un’idea di come questa nuova formula di lavoro stia prendendo sempre più piede in Italia, diamo voce a qualche numero. Sbarcato nel bel paese tra il 2008 e il 2010, il coworking è cresciuto fino a raggiungere quota 550 spazi dislocati sul territorio nazionale, ovvero un coworking ogni 108 mila abitanti. Al momento il Nord fa la parte del leone (55% del totale), con Milano capitale indiscussa, ma, sorprendentemente, il 70% degli spazi ha sede in città con meno di 200 mila abitanti.

Il coworking è redditizio?

Dalle dichiarazioni delle persone intervistate da GoDesk emerge che solo il 30% dei coworking ha un bilancio in attivo. Tale quota collassa vertiginosamente per gli spazi che ospitano lavoratori che operano prevalentemente in un determinato settore e per quelli dedicati ad iniziative che hanno un impatto sociale. Il rischio è maggiore per le aziende che non utilizzano il coworking come attività principale ma per altri scopi come trovare nuovi clienti, diminuire le spese della propria organizzazione, aumentare la visibilità, ecc…

Sul fronte dell’investimento dei coworking italiani, la media si aggira intorno ai 50 mila euro, solo il 13% investe più di 100 mila euro. Questo spiega, in parte, il problema della redditività: chi investe di più ha maggiori possibilità di profitto. Inoltre, la soglia di coworkers per raggiungere la redditività si attesta intorno alle 20 postazioni.

A fronte di un numero di luoghi di lavoro condiviso in continuo aumento in tutto il mondo, la domanda non è ancora stata superata e il mercato non è saturo. I numeri però dimostrano che il coworking nel nostro Paese ha le tutte le potenzialità per crescere ancora.